martedì 17 giugno 2014

[Trail] - Alpe Scermendone d'altri tempi

Maggio 1946
La Guerra è finita da poco, e dopo i bagordi della liberazione ad opera delle forze alleate, è tempo di pensare alla ricostruzione. Il cibo scarseggia, soprattutto nei grossi centri abitati. Ci sono amiche di guerra di mia nonna che salgono in treno da Milano per comperare 1 sacco di patate e qualche kilo di castagne da noi montanari. I bambini nati duante la guerra sono sporchi, piangono, sono denutriti e spesso si trovano orfani di padre prima ancora di aver pronunciato la parola "papà", eppure per loro un barlume di infanzia e di speranza c'è... forse, così piccini, avranno la forza di non ricordare e di vivere una vita normale.

E per i loro cugini più grandicelli? Per tutta la generazione nata negli anni '30? A loro è andata peggio... Tutti quelli troppo giovani per combattere ma troppo "vecchi" per dimenticare si son visti bruciare l'infanzia da un conflitto di cui non erano responsabili. Hanno capito la sofferenza della morte prima che il piacere del gioco, hanno iniziato a lavorare la terra o a far legna nei boschi a 6, 8, 10 anni. Perchè la guerra è infame e se i padri sono al fronte sono i figli maschi a doversi caricare il mantenimento familiare, e questo a precindere dall'età. La fame non ha età!

Maggio 1946, Giuseppe 11 anni già "lavoratore" da 4 ed il suo amico Oresete di qualche anno più vecchio partono di buon ora dal Gaggio di Polaggia. Devono precedere di qualche giorno la mandria, valutare le condizioni del pascolo all'Alpe Scermendone e montare una stalla che dovranno portarsi a spalla. Giuseppe, il piccolino, si carica, come fosse uno zaino, il tetto in lamiera, parecchio ingombrante ma più leggero. Oreste si occupa del trasporto della struttura, lui è più grande e già abituato a portare grandi carichi su e giù per i monti.

Dal Gaggio a Scermendone. Passando per Prato Isio, Alpe Caldenno, Corni Bruciati e Valle di Preda Rossa e concludendo con la risalita verso Alpe Granda ed in fine Alpe Scermendone. 36 ore tra camminata a buon passo e qualche meritato riposo. Ho tracciato il percorso del 1946 con un pennarello giallo (cliccando sull'immagine potrete vederlo a dimensione leggibile)



Maggio 2014
Non vedevo l'ora che venisse maggio, da quando conosco la storia di Giuseppe (padre della mia compagna) ho un'irrefrenabile voglia di salire a Scermendone per ripercorrere quei luoghi. Scarto fin da subito lo stesso percorso del 1946. A me serve un circuito, devo partire ed arrivare allo stesso punto, poi non ho nè il tempo nè la capacità atletica di correre in montagna per oltre 50Km. In fine, sarebbe comunque impossibile fare le bocchette dei Corni Bruciati... anche se è Maggio a quell'altezza (3100slm) ci sarà sicuramente un monte di neve. Opto per un bellissimo anello con partenza appena oltre Cataeggio. Il percorso dovrebbe essere identico alla seconda parte del giro di Giuseppe. Alpe Granda, Scermendone, San Quirico, Val Terzana, Preda Rossa per tornare di nuovo alla macchina. A farmi compagnia, in questa che a tutti gli effetti sarà una skyrace, l'atleta Francesco Bonomo.


***

Distanza: 14,5Km
Dislivello:  1621D+
Durata: 3:12:18
Altitudine: 1148slm --> 2157slm
Runners: Matteo Badessi (Il Falco delle Orobie) - Francesco Bonomo

Partenza su asfalto, dobbiamo solamente raccordarci con il primo sentiero che ci porterà alla prima tappa (Alpe Granda a 1650slm). Pronti via e sbagliamo subito strada, al posto che imboccare il sentiero proseguiamo per un bel pezzo su asfalto... poco male, si torna in dietro e si affronta il prima parte. La salita inizia in un bellissimo bosco. Il primo kilometro è piuttosto dolce e ci permette di correre. Appena iniziato il bosco (saremo stati a non più di 1400slm) sentiamo un rumore pazzesco venire verso di noi, pensavo fosse una frana ma il luogo non è "da frane". Pochi sencondi dopo, a brevissima distanza ci taglia la strada un bellissimo esemplare di cervo femmina che stava scendendo a valle in picchiata (come vorrei correre come te, ho pensato). Di lì a poco sbuchiamo in una radura con qualche baita, da lì si gode di un panorama incredibile su tutta la testata della Valmasino, ci fermiamo ammirati a riposare un poco ma è già evidente lo splendore dei posti che stiamo andando ad esplorare.




A questo puno inizia la salita vera, svolta brusca a sinistra e a seguire 2 bei kilometri di sentiero irto immerso nel bosco. Aggiungiamo oltre 400m di dislivello e ci troviamo all'Alpe Granda (1650slm)



Proseguiamo verso bivacco Scermendone, inizialmente ci addentriamo nel bosco e aggiungiamo altri 250m di dislivello poi, una volta raggiunti i 1950slm "usciamo" sul versante nord di Scermendone seguendone la cresta fino alle casere. Da qui si gode già di un fantastico panorama su tutta la media Valtellina. Il Colmen di Dazio, che visto da Ardenno manifesta una certa imponenza, da qui sembra una goccia di terra colata a caso in mezzo alla valle.



Nel frattempo, con nostra grande sorpresa, a partire da 1850slm inizamo a trovare ampie chiazze di neve sul sentiero Italia. E non intendo pozzangherine di neve semisciolta, intendo interi tratti di sentiero completamente coperti da una spessa coltre bianca ghiacciata. Correre su quel tipo di terreno è stupendo, ed il piacere è ancora maggiore visto che non mi sarei mai aspettato di avere ancora, a Maggio, l'opportunità di saltellare sulla neve!



Continuiamo a salire ed il panorama si apre. Il bosco di conifere scompare rapidamente alle nostre spalle mentre noi, ormai sopra quota 2000 continuiamo a correre poco sotto la cresta del monte. L'aria è davvero diversa quassù, più leggera, più rarefatta. Correre non è semplice anche se non particolarmente faticoso. Il più scarso apporto di ossigeno rende tutto più rarefatto, forse anche più confuso. In un attimo ci troviamo a poche centinaia di metri dalla chiesetta di San Quirico (San Ceres in dialetto), a quella che sarà la nostra Cima Coppi di giornata 2157slm. Giunti alla piccola costruzione di pietra lo spettacolo è quasi disarmante. Da un lato (quello nord esposto perennemente al sole) lo sguardo spazia dalle cime dell'alta valle fino a Colico, dall'altro (quello sud esposto perennemente all'ombra) si distingue la mole imponente del monte Digrazia con i suoi 3678m dominare la Val Terzana completamente innevata.



L'idea iniziale era di scendere dal sentiero verso Preda Rossa, lo stesso seguito dal Giuseppe 68 anni prima, per chiudere l'anello al parcheggio. Come si intuisce dalla foto, c'era talmente tanta neve ghiacciata che il sentiero era completamente invisibile. Testiamo la fattibilità della discesa ma, un po' a malincuore, preferiamo non rischiare e rifacciamo a ritroso lo stesso sentiero dell'andata.



Al ritorno ho il tempo, la voglia e lo spirito giusto per divertirmi lanciandomi in discesa sulla neve. E che c'è di meglio di una bella discesa su neve? Una bella discesa su neve a fine primavera! Questa è stata senza dubbio la più bella attività che ho corso con Francesco Bonomo, con cui certe attività escon sempre tra il fantastico e l'epico. Questa rimarrà la prima volta in cui ho corso sopra quota 2000. Son anche contento per il passo che siam riusciti a tenere, circa 2,5 volte più rapido di un normale escursionista.

La sera, ritornato a Pedemonte, ho raccontato l'avventura a Giuseppe con tanto di foto a supporto (senza foto non mi avrebbe creduto...), prima l'ho visto stupito... gli sembrava strano che fossi andato fino a Scermendone, poi ha pensato che fossi salito dalla parte facile, quella che dal parcheggio sale su asfalto verso Preda Rossa. Quando ha realizzato che siam saliti dallo stesso sentiero fatto da lui 68 anni prima si è palesemente commosso e, credetemi, per una persona nata negli anni '30 è davvero molto.

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